GUERRA E PACE – MA QUALE PACE, E COME

Ieri sono scesi in piazza in varie città italiane movimenti, associazioni, partiti, personalità stimate e stimabili, agitando i vessilli e gli slogan del no war, del pacifismo,  e contro gli interventi militari  in Libia.

Era dai tempi del Kosovo che non si dava un’occasione altrettanto evidente per dover constatare che nobili sentimenti e propositi non si accompagnano, necessariamente, a capacità di discernimento particolarmente acute: e che, anzi, essi alle volte appaiono confliggere con il discernimento in termini tanto plateali da finire per rendere un pessimo  servizio alla causa del pacifismo,  dell’obiettivo conclamato di trasformare da utopia in progetto ciò che, un po’ approssimativamente, viene definito come “superamento della cultura della guerra” .

Se l’oltranzismo sul modello di quanti oggi si compiacciono di definirsi i sostenitori della pace senza se e senza ma, se l’intransigenza di organizzazioni e movimenti pacifisti dell’epoca avessero prevalso in Gran Bretagna e negli Stati Uniti d’America sul finire degli anni ‘30,  è senz’altro certo  che non si sarebbero conosciuti gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.

E’ da ritenere altrettanto certo che la svastica nazista avrebbe finito per sventolare su tutta l’Europa e i territori asiatici della Russia, forse anche sulle coste del Medio Oriente e del Nord Africa – e con una buona testa di ponte in un Sud Africa restituito ai Boeri –  magari persino approdando, direttamente o indirettamente, al continente latino-americano. Leggi il resto dell’articolo